Il testo Metafora, la storia della filosofia in 24 immagini degli autori Pedro Alcalde e Merlin Alcalde si presenta allo sguardo del lettore più come un libro d'arte che come un trattato. Si tratta di un testo snello, una galleria sintetica di filosofi che vanno dall'antico al contemporaneo, da Eraclito, Parmenide e Platone a Deleuze, Butler, Said e Bauman, ognuno presentato in una singola pagina accompagnata da un dipinto di Guim Tió.
Non si tratta chiaramente di una storia della filosofia in senso classico. Più che articolare gli snodi concettuali dei singoli filosofi, o cercare di contestualizzarli nella loro epoca, storicizzandone la tessitura argomentativa, il volume di Pedro e Merlin Alcalde cattura di ciascun filosofo la matrice metaforica, un'immagine centrale che restituisca suggestivamente quella che Blumemberg chiamava la “metadinamica del concetto”, procedendo per bagliori, per squarci, larghe campiture atmosferiche che evocano il sapore di un discorso concettuale nella sintesi sensibile di una intuizione artistica.
Che cosa significa “fare della filosofia”? Ogni testo che voglia assumere la prospettiva filosofica, come suo oggetto o come suo metodo, risponde esplicitamente o implicitamente a questa domanda. La risposta che questo testo ci offre è esemplificata dalla sua cifra stilistica, dalla sua concisa ed evocativa scelta estetica e poetica. Fare della filosofia non è solo, e non è essenzialmente, produrre delle astrazioni, delle procedure veritative formali, dei sistemi concettuali. Fare filosofia è mettere in moto un'immaginazione concettuale capace di trasformare radicalmente il nostro rapporto con il pensiero, con la realtà che ci circonda e con noi stessi. Poietica prima che analitica, la filosofia ci mostra le possibili posture di una danza che coinvolge l'esistenza, la ragione, la speranza e il dubbio.
Nelle parole degli autori “Le metafore filosofiche hanno tutte una caratteristica in comune: sono metafore concettuali. Operano un trasferimento da una parola o un enunciato concettuale, e dunque intangibile, a qualcosa che possiamo vedere, che ci immerge nel mare del sensibile. Il concetto diventa immagine. Ma c'è qualcosa di molto più importante che pulsa in loro: una luce diversa e rivelatrice che illumina il mondo intorno a noi, il mondo-ambiente con le sue forme e i suoi colori, la sua vita, il suo sangue, il suo odore.”
La teoria della metafora concettuale, che a partire dai testi di Lakoff e Johnson ha determinato una nuova esplosione degli studi filosofici, psicologici, cognitivi e linguistici sulla metafora e una contaminazione trasversale rispetto ai campi tematici delimitati da tali discipline, è qui adottata come metodo di lavoro, o piuttosto come dispositivo di riattivazione di un cuore pulsante immaginale che introduce il lettore direttamente al cuore dello straniamento filosofico che ciascun autore produce.
Con ciò si delinea anche una risposta alla questione di partenza: a cosa serve la filosofia? Anche laddove il suo eterno domandare si aggiri senza più desiderare – come era tipico di altre epoche – un fondamento definitivo, una conquista ultima della verità, il suo moto perpetuo non ci appare futile, ma anzi produttivo e fecondo, laddove ci disponiamo ad immergerci in esso per trasformare il nostro sguardo, approfondirlo, ampliarlo.
Fedeli a questa intenzione gli autori di questa introduzione alla storia della filosofia non cercano di delineare una traiettoria del pensiero attraverso i secoli, e nemmeno di circoscrivere il pensiero dei singoli autori, ma piuttosto di restituire per ciascuno di essi un vivo bagliore, un frammento, una scintilla, un'immagine focale capace di catturare l'immaginazione del lettore per fargli intuire la febbre della peregrinazione filosofica, la sua urgenza, i suoi abissi.
A rendere più suggestivo il percorso fra gli autori della storia della filosofia, corredando e completando il testo, vi sono i dipinti di Guim Tió. Immagini ispirate agli emblemi metaforici che gli autori hanno selezionato per ciascun filosofo, nelle quali l'essere umano compare quasi sempre come figura minuscola, inserita in campi di colore che sembrano espandersi da ogni parte all'infinito, a suggerire l'apertura di sempre nuovi orizzonti.
In esse è espresso il senso e l'intenzione del volume: quella di presentare la filosofia come una scoperta dell'universo, un universo di volta in volta sommerso, allagato di luce, sospeso o concentrato, da attraversare o da ammirare, ora minaccioso ora accogliente.
Si tratta dunque di un testo più suggestivo che analitico, corredato di riquadri che raccolgono le poche informazioni necessarie a inquadrare storicamente ogni autore, ma soprattutto adatto ad evocare le atmosfere e le intenzioni, il gesto filosofico più che l'architettura concettuale che esso produce, e il modo in cui esso ha attraversato e trasformato il nostro modo di pensare la realtà.
Si tratta di uno strumento prezioso per il neofita, ma soprattutto per chi, studente, si avvicina alla filosofia per la prima volta. La prosa poetica e le immagini costituiscono una introduzione vivace alla disciplina, che mira a risvegliare l'entusiasmo di una scoperta, ad incuriosire e delineare con poche vibranti pennellate la figura e lo stile di ciascun autore. Un opera per il cuore, che non fornisce nuovi spunti di analisi critica, ma piuttosto si costituisce come atto d'amore per la filosofia e le sue figure, mettendo in luce la corrente poetica che la percorre e la sostiene.
Per chi si lascia affascinare dalle immagini e dalla prosa poetica che le accompagna, ci sarà poi modo e tempo di indagare altrove la complessità e il rigore della pratica filosofica. Questo libro gli offre tuttavia una entrata, una chiave, un primo contatto elegante e di sorprendente freschezza con una galleria di nomi illustri e vetusti, come anche con alcuni filosofi più recenti, benché anch'essi ormai classici. Valgono così anche per questo volume i versi di Torquato Tasso:
“Sai che là corre il mondo ove più versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso,
e che ’l vero, condito in molli versi,
i più schivi allettando ha persuaso.
Così a l’egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari ingannato intanto ei beve,
e da l’inganno suo vita riceve.”