“Mai più guerre!” per lunghi decenni, la coscienza collettiva europea dopo le due guerre mondiali e quella americana dopo la guerra del Vietnam ha trovato in questo motto una fonte di ispirazione duratura ed efficace. Tale atteggiamento antibellicista non nasceva però da una riflessione razionale sull’opportunità di scegliere altri metodi, diversi dalla guerra, per dirimere le controversie. Esso nasceva da un moto di ripulsa e di disgusto: l’insensatezza della guerra è apparsa a molti come qualcosa che non ha bisogno di essere discusso e che può presentarsi in tutta evidenza semplicemente ponendo mente all’immane carico di sofferenze patite da milioni di uomini e donne a causa della guerra stessa.
Tuttavia, su scala globale la guerra continua ad essere praticata, coinvolgendo sia forze regolari che forze militari private, e il fatto che molte azioni belliche avvengano sotto l’egida delle Nazioni Unite e abbiano la forma di azioni di peace keeping non modifica la fenomenologia dello scontro bellico.
Da qui la necessità di porre alcune domande, alle quali probabilmente non sarà possibile dare una risposta semplice, ma che meritano di essere se non altro formulate con chiarezza...

2 COMMENTS ON THIS POST To “PK#3 \ Wargames. Strategie, relazioni, rappresentazioni”