'

Philosophy Kitchen

Che cosa si può ancora chiedere a Freud? È possibile leggere il suo pensiero non solo come strumento in grado di illuminare la complessità psichica degli individui, ma anche come pratica viva, come indagine perpetua sui modi di abitare il mondo, in grado generare sempre nuove forme di conciliazione tra ciò che Roberto Finelli chiama la societas interioris e la societas exterioris?

 La collana “Filosofie dell’esercizio” di Edizioni ETS offre a Matteo Santarelli uno spazio speculativo ideale per confrontarsi con queste domande. Nel suo nuovo saggio “Gli esercizi di Freud: Patologie e terapie della realtà”, Santarelli mostra come il concetto di esercizio, solo apparentemente estraneo al pensiero freudiano, possa invece rivelarsi uno strumento teorico sorprendentemente utile per illuminare nuovi aspetti della riflessione del pensatore viennese. Fecondità che emerge in particolare in relazione all’altro nodo centrale che guida l’intero lavoro: la questione della realtà. Complessa, delicata, stratificata, eppure imprescindibile, la realtà è il filo conduttore grazie al quale Santarelli tesse una riflessione che interroga e rinnova le potenzialità del pensiero freudiano. Lo fa attraverso la lente pragmatista che già in altri lavori ha mostrato di saper applicare con profitto allo studio delle scienze sociali, sviluppando una lettura della psicoanalisi freudiana strutturata a partire da un fondamentale esercizio di ri-valutazione della realtà esterna attraverso la ricerca di una – sempre provvisoria – concordia con la realtà psichica. Così letto, l’esercizio di realtà sembra impigliato tanto nella metafisica quanto nella pratica. Nella metafisica, perché la realtà viene concepita come quella resistenza rispetto alla volontà e ai desideri dei soggetti che sfugge, purtuttavia, sia ai realismi ingenui che alle pretese irrazionalistiche più sofisticate; e in una pratica del vivere, perché questo territorio di mezzo si traduce in quel processo sempre incerto e fallibile di negoziazione che ogni individuo è chiamato a compiere con “il mondo là fuori”, il tenace e impietoso contraltare della realtà psichica. Una metafisica e una pratica che non possono che sfociare se non in una critica, quantomeno in una messa in questione delle norme sociali e sulle forme di vita che siamo chiamati a rappresentare all’interno del disagio della civiltà.

La prima parte del saggio si concentra pertanto nella spiegazione del ruolo cruciale che la realtà riveste per la formazione psichica dei soggetti. Per analizzare in modo più puntuale questo aspetto, Santarelli si concentra maggiormente sulle nevrosi, in modo solo apparentemente controintuitivo: un’analisi del principio di realtà inteso come esercizio fa immediatamente pensare a quella condizione che tale aspetto lo nega e lo rovescia, ovvero la psicosi. Eppure, è proprio nelle sfumature della complessa contrattazione che avviene nella nevrosi, dove il rapporto con la realtà è “svalutato” anziché rifiutato, che si mostra in tutta la sua complessità il rapporto di bilanciamenti e transazioni che il soggetto deve mettere incessantemente in atto per tenere in equilibrio la propria realtà psichica, fatta di pulsioni e tendenze regressive, con le richieste la realtà esterna.

Nata dal conflitto tra il principio di piacere, che cerca la soddisfazione immediata delle pulsioni, e il principio di realtà, suo limite e contenimento, la nevrosi si esprime attraverso sostituzioni regressive. Quando l'Io non riesce a conciliare questi imperativi opposti, le pulsioni represse si trasformano in sintomi, manifestazioni deformate di ciò che è stato negato. La nevrosi, dunque, è l'espressione di un fallimento dell'equilibrio dinamico tra il desiderio e la realtà esterna, tra ciò che si vuole e ciò che c’è, ciò di cui si necessita e ciò che si può. Ecco perché il rapporto con la realtà, nella nevrosi, è svalutato: il soggetto nevrotico è alienato dalla realtà perché la realtà non lo interessa, non interpella il suo desiderio. Questo indica, secondo Santarelli, qualcosa di molto importante rispetto al rapporto che intratteniamo con la realtà: fuori da ogni piatto intellettualismo, per Freud, la relazione tra il soggetto e la realtà è primariamente di tipo «affettivo, corporeo e pragmatico[i]». Tantoché si può essere patologicamente legati ad essa, fino a diventarne dipendenti: la realtà, come Santarelli mette bene in luce, non è, di per sé, già una cura. Il rapporto che il soggetto, qualsiasi soggetto, intrattiene con essa è intrinsecamente accidentato, mai risolto una volta per tutte. Essa è, piuttosto, un pharmakòn nel senso antico del termine: qualcosa che può guarire come avvelenare. Sappiamo che Freud, ne Il disagio della civiltà, sostiene che ci sono validi motivi per rifiutare la realtà, per percepirla come oppressiva. Spesso è proprio la realtà a rendere inaccessibile qualsiasi forma di cura, facendo sì che la nevrosi si presenti come unica strada possibile. Lungi dall’essere unicamente 'criterio di correttezza del pensiero', la realtà costituisce un aspetto centrale dell’esistenza soggettiva: profondamente intrecciata alle nostre ragioni, emozioni e volontà, essa possiede valore – ed è proprio perché vale, che il nevrotico può permettersi di svalutarla.

Qui, evidentemente, si inserisce la complessa questione del ruolo della terapia, cui Santarelli dedica un’ ampia analisi, confrontandosi con le tensioni e i limiti presenti nell’elaborazione freudiana. La questione centrale potrebbe riassumersi in questa domanda: se la terapia ha a che fare con il rapporto che il paziente ha con la realtà, cosa ne è della sua autonomia? Il rischio del paternalismo, connesso a quello della dipendenza, è evidentemente dietro l’angolo. Nella problematizzazione del rapporto tra dipendenza, autonomia e una terapia attuata attraverso la consegna di strumenti per compiere l’esercizio di realtà, emerge uno dei nodi più delicati del lavoro di Santarelli.

La realtà esterna, per il Freud di Santarelli, tenacemente radicata nella concretezza della diade limite e possibilità, si presenta primariamente come un certo tipo di lavoro. Sin dalla nascita, il soddisfacimento dei bisogni primari è compito dei genitori: sono i genitori a permettere al neonato di “sgravarsi” dal lavoro che comporta il sopravvivere in un mondo, la soddisfazione dei bisogni impellenti e fisiologici. Questo non è che un altro esercizio di realtà: il lavoro per la sopravvivenza, perché, con le parole dell’autore: «puoi sottrarti dalla realtà solo se qualcuno/a compie il lavoro della realtà al tuo posto[ii]». In altre parole, nasciamo dipendenti, e crescere – ovvero commerciare con la realtà – significa guadagnare progressivamente nuove porzioni di autonomia attraverso la dipendenza. Come sottolinea Santarelli, Freud è profondamente consapevole che bisogna passare inevitabilmente attraverso tale dipendenza per costruire l’autonomia. D’altro canto, viene da chiedersi, vogliamo davvero chiamare ancora dipendenza quel nodo che sin dal primo vagito ci lega relazionalmente con il mondo?

Delegare lavoro agli altri è un modo essenziale di vivere nel mondo, dai rapporti più innocui fino alle storture più inique della distribuzione del lavoro nel tecnocapitalismo. Deleghiamo, in senso stretto, tutto quello che non siamo in grado di fare da soli: la maggior parte di noi non è in grado di cucire gli abiti che indossa, così come non siamo in grado di costruire un tetto che ci ripari dalle intemperie. Siamo tutti calati in una rete di interdipendenze costanti e spesso invisibili che ci permettono di sgravarci da più o meno consistenti impegni con la realtà. E allora in questo senso il bambino, più che guidato dal principio di piacere, sembra delegare quello che non può fare agli altri attraverso un’operazione sofisticata: si rivolge all’altro, si relaziona. Parafrasando quanto sostenuto prima, forse non guadagniamo nuove porzioni di autonomia attraverso la dipendenza, ma attraverso forme di relazione, che solo talvolta si incistano nella dipendenza. L’autonomia dell’individuo si regge costitutivamente su questa rete di relazioni cui deleghiamo parti del lavoro – e dell’esercizio – della realtà. Ed è in questo spazio che si situa la terapia. Santarelli esplicita il rischio di paternalismo di una terapia che si ponga come mezzo di sintesi della realtà. Freud stesso sembra particolarmente preoccupato rispetto all’idea che la terapia diventi uno strumento sostitutivo di lettura della realtà, una visione del mondo. La terapia dovrebbe quindi fermarsi alla fase di analisi: fornire gli strumenti, tenersi lontano dall’ermeneutica. Viene da chiedersi se questa cautela sia sufficiente, se gli strumenti di analisi non siano già, olisticamente, parte di una visione del mondo. Forse, allora, è il caso di spostare lo sguardo altrove, ribaltando l’analisi e rivolgendola al suo mandante, chiedere quindi: che tipo di rapporto intrattiene il terapeuta con la realtà? Come si configura l’accesso epistemico che in qualche modo gli permette di fornire tali strumenti? Non sono, questi strumenti, sempre parte di una rete di deleghe che meritano attenzione? Forse i tempi sono maturi per spingere più in là gli interrogativi che pose Isabelle Stengers nel suo discorso La Grande Partizione: «Cosa mai può essere uno psicologo, a cosa obbedisce, a cosa crede o vuole credere?[iii]». Spingere su tali domande non significa sottolineare ancora una volta i rischi di una psicoanalisi che confonda la realtà con lo status quo. Significa sostenere che, se la terapia è un tipo di relazione che permette al paziente di delegare una parte del proprio esercizio di realtà al terapeuta – anche solo per ricevere gli strumenti di analisi della stessa – il terapeuta deve divenire oggetto di studio tanto quanto il paziente. Tra la dipendenza e l’autonomia, si staglia uno sconfinato spazio di mandati, di richieste e di rappresentanze, che forse è lo spazio in cui si muove la terapia, certamente è l’unico spazio in cui è possibile la cura. Cura che tuttavia, come scrive Maria Puig della Bellacasa, è sempre ambivalente: «To care can feel good; it can also feel awful, it can do good; it can oppress[iv]» (p.1).

Il terapeuta, attraverso il proprio esercizio di realtà, non può che maneggiare un potere epistemico che eccede la descrizione della realtà, ma che contribuisce a produrla – forse proprio nell’esercizio della sua valorizzazione. Poiché non esiste potere senza una resistenza, sarebbe interessante leggere il campo della terapia come questo spazio di esercizi di realtà che si incontrano e talvolta scontrano, all’interno del contesto più ampio di deleghe e mandati che producono tanto il paziente quanto il terapeuta.

Nel quadro di una rilettura di Freud che tenga conto delle questioni care alla contemporaneità, Santarelli nota come la filosofia freudiana si riveli particolarmente feconda proprio quando viene interrogata nelle sue oscillazioni e nodi irrisolti. È precisamente a partire da alcuni di questi interstizi che l’autore costruisce un esercizio critico di grande spessore, in grado di mettere in questione non solo le strutture teoriche della psicoanalisi, ma anche il nostro stesso rapporto con la realtà. L’augurio di chi scrive è che si continui lungo questo tracciato, interpellando, attraverso le lenti e le urgenze del presente, il modo in cui la psicoanalisi freudiana ha non solo descritto, ma anche plasmato la realtà e i suoi dispositivi interpretativi. Volendo applicare una prospettiva ecologico-materialista, questo potrebbe significare interrogare le condizioni storiche e materiali che rendono possibili tanto il discorso terapeutico quanto i suoi soggetti, pazienti e terapeuti, ognuno portatore di una forma di vita che è anche, inevitabilmente, tentativo di sopravvivenza; quindi, faticoso esercizio di realtà.

Giulia Bergamaschi


[i] M. Santarelli, Gli esercizi di Freud, ETS, Pisa 2024, p. 39.

[ii] Ivi, p.15.

[iii] I. Stengers, La grande partizione (1994), trad. it. di S. Consigliere, «I Fogli di ORISS», n. 29-30, 2008, pp. 47-61.

[iv] M. Puig de la Bellacasa, Matters of Care: Speculative Ethics in More-than-Human Worlds, University of Minnesota Press, Minneapolis 2017, p.1.

decreased libido cartoon food that increase erectile strength low libido and psychological stress can a change in diet cause erectile dysfunction 25k strength male enhancement pills what stds cause erectile dysfunction size genix pills sex with erectile dysfunction catholic effectiveness of penis pumps magnum size male enhancement libido enhancement masturbating in secret does viibryd boost libido citicoline libido toys for erectile dysfunction lgbt sexual health questions sexual minority mental health specialist man with boner male pro t enhancement rvxadryl ranitidine false positive rush male enhancement instructions erectile dysfunction logos male enhancement sample low testosterone impotence stop grow for men car from sex drive sex drive amish holiday simple trick ends erectile dysfunction low testosterone treatment pills do enhancement pills work instead of testosterone shot are there pills boosts definition chaste tree berry libido african jungle male enhancement private sexual health clinic cardiff review zebra male enhancement sexual stamina pills at gnc amazon caffeine pills best male penis enlargement pills 2019 cvs pharmacy penis enlargement trimix injection results dizzy in spanish erectile dysfunction urologists silicone penis enlargement before and after erectile dysfunction and trumpcare google alpha testosterone booster im not gay i just have erectile dysfunction vitamins to increase semen worldwide rate of sexual violence word health organization adult novelties sex pills viagra que contiene extenze safety viagra commercial camaro youtube best multivitamin for male bodybuilders test 400 side effects how to make a bigger dick where to buy testo fuel alprazolams effect on sex drive testosterone booster groin pain first time sex how to best weight loss medication prescription all diet pills fast fat burning medicine weight loss pills tria spa amazing diet pills that work diet pills causing hair loss ace diet pills samples does keto diet make you have more energy reddit detoxing diet pills biotrust 4 foods to never eat safest diet pills 2016 keto diet foods yogurt diet control pills at dollar tree strongest supplements weight loss programs for women near me good eating diets to lose weight what is a good metabolism booster pill is v8 allowed on keto diet recommended appetite suppressant what is a substitute for cornstarch in a keto diet how to lose weight in 1 month fast cowboy beans keto diet how to lose weight working at a fast food restaurant keto diet affects on arthritis best meals for weight loss do niacin pills help you lose weight how to lose back weight capsula diet pills hot to lose weight best vitamins for keto diet how to become thin in 2 days on the keto diet can you eat most vegetables body fat reduction plan weight loss and muscle pills that boost libido and muscle growth fast keto diet duration lose 15 pounds in 2 months p3 nacks on keto diet diet pills kentucky what kind of supplements should i take on keto diet nature best garcinia cambogia aspartame for keto diet bodybuilder that eats keto diet heart patients thriving on keto diet dairy free keto diet plan why isn t the keto diet working for me how many carbs in a day on a keto diet keto diet carbs workout weight loss medication recall death is the keto diet healthy sausage eggs bacon podcast on keto diet can i eat dark chocolate on the keto diet what can i eat sweet on keto diet keto nutritionist near me acetyl l carnitine and alpha lipoic acid, keto diet atkins weight loss blog weight loss systems for women good fat sources for keto best foods to eat to lose belly fat weight loss pills working