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L’ultimo libro di Hartmut Rosa uscito circa un anno fa in Germania e recentemente tradotto in Francia (No Fear of the Dark Editions La Decouverte) rappresenta un’operazione temeraria almeno per due ordini di motivi. Il primo è di ordine reputazionale si riferisce al riconoscimento che Hartmut Rosa si è conquistato tanto da divenire con Rahel Jaeggy uno degli esponenti di spicco della quarta generazione della teoria critica tedesca che sta contribuendo con i propri lavori a vivificare e riattualizzare la ricca eredità della Scuola di Francoforte. Divenuto noto per i suoi studi sull’accelerazione sociale, Rosa ha delineato un percorso di ricerca posto al confine tra filosofia, teoria sociale e sociologia. In uno degli ultimissimi lavori, Resonanz. Eine Soziologie der Weltbeziehung (2019), egli è giunto a delineare un nuovo programma di teoria critica della società basato su un nuovo standard della critica definito dai concetti di risonanza e di relazione con il mondo. Che bisogno aveva un intellettuale di prima grandezza come Hartmut Rosa di cimentarsi in un saggio teorico su una sua passione adolescenziale come un genere rock così particolare?

La seconda questione riguarda proprio quel particolare genere di musica che emerso sul finire degli anni ’70 sulle ceneri dei grandi gruppi rock come Led Zeppelin e Deep Purple si è contraddistinto per un incremento di velocità, pesantezza ed aggressività sia nei suoni che nei testi i quali spesso attingono all’esoterismo, addirittura al satanismo oppure a frangenti sociali violenti. Si tratta di un genere che la critica musicale colta ha sempre considerato come derivativo, privo della dignità intellettuale che riservava ad altri artisti e generi. Di fatto per anni è rimasto in una sorta di nicchia, poco trasmesso dalle radio e dalle TV musicali se non in programmi dedicati a fans ritenuti con limitati orizzonti culturali che si riteneva fossero “alfabetizzati” solo a quello. Perché impegnarsi teoricamente su un genere così basico?

Proviamo a rispondere: per Hartmut Rosa l’Heavy Metal non solo è una passione giovanile, è un interesse personale attuale non solo musicale, ma un campo di applicazione della teoria della risonanza che consolida quelle ricerche. Da questo punto di vista è un esercizio di equilibrismo biografico dell’autore perché affronta l’esperienza vissuta di un fan e dall’altra chiama in causa il rigore dell’analisi del ricercatore. In secondo luogo il metal ha dimostrato di essere un’espressione in grado di essere al di sopra delle mode musicali e di costume, di aver saputo evolvere in una serie di varianti (epic-metal, thrash, black metal, nu-metal, doom ecc), di essersi contaminato con altri generi (hard-core, grunge, industrial, stoner) e di avere raggiunto una platea vastissima di pubblico. A conferma di un fenomeno che ha superato il disinteresse e la sottovalutazione da parte della critica ci sono interessanti lavori come quelli di Eugene Thacker In the Dust of this Planet (2011).

Lo dice chiaramente Rosa in apertura del libro “Ho una teoria. E ho un'esperienza. Un'esperienza potente, immensa – l'esperienza di un'enorme energia che viene rilasciata nell’Heavy Metal in modo che attragga e muova, colleghi e unisca il mio corpo e la mia anima dall'interno e dall'esterno allo stesso tempo. Tocca dentro di me le profondità più profonde e allo stesso tempo tende verso le vette più alte che mi sembrano possibili.” (Traduzione mia). Il libro si concentra dunque sull'esperienza, non sul significato, dell'heavy metal. Cosa fa la musica hard rock ai suoi ascoltatori? Cosa lo rende speciale, perché questo stile musicale non svanisce come le mode della musica pop? Perché si rivela ancora più forte dell’industria culturale?

L’autore adotta un duplice approccio alla scrittura: da un lato, nello stile della sociologia empirica, intende catturare o piuttosto descrivere e interpretare le caratteristiche esterne, socio-strutturali, della scena. In questo senso vanno i primi capitoli fino al terzo intitolato non a caso “Wer Hört Denn Das Zeug?!” (Chi ascolta questa roba?): vengono approfondite interessanti informazioni sul pubblico e osservazioni sulla visione del mondo dei fan in relazione ai ruoli di genere o alla politica, che portano molti ascoltatori a ritrovarsi qui e a sentirsi confermati e, soprattutto, a collegare tra loro vari argomenti e aree di interesse che prima non erano in grado di riconoscere un collegamento diretto. Rosa sottolinea come il metal provenga dalla classe operaia e affondi le sue radici nei centri siderurgici e industriali di Detroit, Birmingham e della regione della Ruhr. Non a caso, ferro e acciaio caratterizzano anche i nomi delle band e i titoli degli album. Basti pensare agli Iron Maiden o a dischi storici come British Steel dei Judas Priest band della città siderurgica di Birmingham che aveva già dato i natali a quella che è considerata la prima incarnazione dell’Heavy Metal ovvero i Black Sabbath. Tuttavia, nonostante gli ormai superati clichè sui suoi fans, l'Heavy Metal è ascoltato da persone di ogni estrazione sociale e, secondo alcuni studi, soprattutto da giovani dotati. Per molto tempo la musica è stata considerata bianca e maschile, tuttavia lo stereotipo maschilista che ha riguardato fan e protagonisti della scema appare sorpassato, agli occhi di Rosa prevale una tendenza alla sovversione dei ruoli di genere  attraverso travestimenti e pose, anzi insiste su un impulso androgino che sembra derivare più direttamente da una tradizione romantica in cui l'emotività e la sensibilità dell'artista sono sempre state esplicitamente in tensione con l'habitus maschile e borghese dominante, incarnato dalle figure del mercante e dell'imprenditore.  Inoltre, il genere è ora più a suo agio nelle zone rurali che nei centri urbani.

In secondo luogo e certamente in modo più denso ed interessante, Hartmut Rosa prova a prendere sul serio anche l’“interno” dell’esperienza musicale. Quella che in sociologia è chiamata “analisi fenomenologica”: cosa succede tra musicisti e partecipanti ai concerti? Come ci si sente quando gli Iron Maiden irrompono sul palco tra luci abbaglianti? Quando gli Slayer alzano il loro "muro del suono"? O quando i Metallica commemorano dal vivo il bassista Cliff Burton, morto in un tragico incidente? E poi perché i "metalheads" leggono continuamente storie e resoconti sulle loro band e interviste con i loro “eroi”?

Da questo punto di vista il fan dell’Heavy Metal tende a considerare quel genere musicale una sorta di esperienza ampia non relegabile all’ascolto di un brano, di un album o all’esecuzione dal vivo che sia; la pregnanza di quella musica si estende nel corso della biografia dei fan, nella ricerca di informazioni, nella condivisione di giudizi e soprattutto nell’apice della partecipazione al rito collettivo del concerto dal vivo. In quel contesto i fan ricevono un'iniezione di energia e si sentono vivi e connessi al mondo. In termini di analisi, Hartmut Rosa sostiene che la struttura ritmica molto robusta del metal, che spesso sembra rigida, dà all'ascoltatore una sensazione di “sicurezza ontologica”. Questo concetto descrive il fatto che ci si affida ciecamente, fisicamente, a cose su cui si ripone tutta la fiducia e di cui si presuppone l'esistenza al punto che la possibilità della loro assenza non sfiora nemmeno. Per esempio, la presenza dell'aria che si respira (non controlliamo che sia pura prima di ogni inspirazione) o il fatto che il terreno su cui stiamo e camminiamo non si spalanchi improvvisamente sotto i nostri piedi. È possibile sperimentare la perdita di questa sicurezza quando, ad esempio, qualcuno ci afferra il piede su una scala o quando sentiamo che l'aria che respiriamo potrebbe contenere virus mortali. “Non riuscivo a respirare” è un ritornello comune in quei momenti in cui le nostre certezze ontologiche vacillano. “Il punto decisivo è che su questa base sonora solida e prevedibile (o al di sopra di essa), avviene ogni sorta di movimento, cambiamento e sviluppo. La musica è sempre dinamica, sempre in movimento; non è mai fissa, stazionaria, incastonata nella pietra. Protetti e sostenuti da una struttura ritmica affidabile e collaudata, la voce e le chitarre possono librarsi e volare, esplorando territori inesplorati e sempre nuovi, attraversando costellazioni sempre diverse che vanno dal chiaro all'oscuro, dal pesante al leggero, dall'assordante al morbido, dall'impennata alla perforazione, dal bene al male”. Nel testo Rosa utilizza anche la formula di “risonanza verticale” per indicare una sorta di connessione al terreno primordiale dell’esistenza.

 Ed è proprio il concetto di “risonanza” dei fans di Heavy Metal che è al centro della riflessione di Hartmut Rosa e che consente di pensare questo genere musicale e non di fornire una traduzione/spiegazione dei testi proposti nelle canzoni. Emerge proprio a partire dall’analisi fenomenologica una concezione della relazione tra esseri umani e mondo e un ritratto della condizione umana; detto in altra maniera l’esempio concreto della musica Heavy Metal consente ad Hartmut Rosa di chiarire la cosiddetta Resonanztheorie su cui lavora negli ultimi anni. Come confermano ricerche in ambito neurologico ed etnologico, la risonanza è la “relazione primaria col mondo”. Più in particolare, la risonanza è una forma di relazione a due sensi tra il soggetto e il mondo che è espressa simbolicamente dal movimento divergente dell’«a←ffezione e dell’e→mozione». La risonanza è dunque una forma speciale di sintonia, di vibrazione sincronica, di contatto allo stesso tempo fisico e spirituale. La si può sperimentare di fronte a una persona, un paesaggio, un prodotto della creatività umana come un romanzo o una musica, quando il soggetto avverte la forza trainante di un legame con il mondo circostante che si manifesta sotto il segno della cura, della non indifferenza, del valore intrinseco e indisponibile. In queste occasioni il presente si dilata e il soggetto si sente allo stesso tempo centrato e de-centrato, in quanto il fulcro della sua esistenza esso stesso diventa in modo temporaneo la relazione. Non si tratta di una relazione armonica e “quieta”. Come scrive Rosa nel lavoro del 2019 “La risonanza non sorge mai dove tutto è ‘pura armonia’, e nemmeno dall’assenza di alienazione. Al contrario, è piuttosto il tralucere della speranza di una metamorfosi e risposta in un mondo silenzioso”

L’Heavy Metal per come è vissuto dai propri fans rappresenta una forma di risonanza particolarmente esemplificativa. La tesi di Rosa è che la musica permette di esplorare le più diverse relazioni con il mondo, in tutte le loro possibili combinazioni e transizioni. Gioia e profonda disperazione, estasi e solitudine, odio e amore e persino redenzione e dannazione, pace e lotta, violenza e tenerezza: tutto trova una forma espressiva nella musica. A differenza della musica “puramente” bella, che può anche elevarsi al di sopra del resto, ma la cui autenticità appare alquanto dubbia, poiché si sospetta che non sia altro che una bella illusione sotto la quale potrebbe annidarsi un abisso represso, suscettibile in qualsiasi momento di aprirsi e distruggere questa bellezza, il metal non reprime nulla. L'alienazione, le convulsioni della nostra esistenza, la morte: tutto questo è palpabile, udibile, presente nei testi stessi e sulle copertine dei dischi. Dietro e sopra di loro, si sente però altro. Il mondo canta nonostante tutto. Vista così, è una protesta, ma anche una promessa, una speranza. È il barlume di un'altra possibilità di essere. “È la concomitanza tra il ruggito incontrollabile dei mostri e l'esultanza degli angeli l'essenza del metal” – che, nella sua forma più breve, è la tesi centrale del libro di Rosa. Se rimane solo il ruggito dei mostri (come avviene in tanto black metal), il genere diventa rapidamente noioso proprio come “il puro canto degli angeli”, sembra implausibile, forzato e insipido. Come avrebbe detto Theodor W. Adorno se avesse sentito il metal, esso maschera le fratture del mondo piuttosto che farle sentire. Possiamo supporre che questo stile musicale non avrebbe trovato alle sue orecchie il favore di altre forme di arte popolare. Anche nei Venom o nei Darkthrone non avrebbe visto altro che kitsch e intrattenimento. Ma questo non impedisce al metal di essere interpretato con Adorno e contro di lui. Questa musica rende evidente la non riconciliazione e le contraddizioni del mondo. Le distorsioni e la saturazione sonora potrebbero essere intese, nel senso di Adorno, proprio come ciò che è non-identico, come ciò che, nel suono chiaro, non può essere afferrato o tradotto in un concetto.

L’Heavy Metal nella riflessione di Rosa rappresenta dunque una forma di risonanza tra le più interessanti anche perché in paradossale consonanza con il tempo della velocità in cui viviamo. La caratteristica centrale delle società moderne è che esse sono in grado di stabilizzarsi solo in modo dinamico. Ciò significa che sono strutturalmente dipendenti dalla crescita (economica), dall'accelerazione (tecnica) e dall'innovazione (culturale) che sono le condizioni per mantenere lo status quo istituzionale (cioè le istituzioni della società moderna ovvero mercato, sistema educativo e di wellfare). Dal punto di vista culturale, il programma di ampliamento del raggio d’azione si manifesta nella convinzione che l’accessibilità e la disponibilità individuale e collettiva del mondo, l’estensione cognitiva, tecnica, economica, sociale e anche politica del nostro raggio d’azione rappresenti il metro di valutazione per la qualità della vita, per una vita di successo per eccellenza. La prospettiva di estendere l’orizzonte del raggiungibile motiva la scienza, quando si sforza di guardare più lontano nello spazio con l’aiuto di telescopi e più in profondità nella materia  con  i  microscopi,  motiva  lo  sviluppo  della  tecnica,  che  rende sempre  più  disponibili,  controllabili  e  gestibili  i  processi  materiali, motiva la politica, quando cerca di rendere migliore, più esatto e più finemente controllabile il progresso sociale ed economico e motiva l’economia, in cui si tratta, attraverso l’incremento di ricchezza e di benessere, di estendere il raggio d’azione delle possibilità economiche. Questo programma moderno volto a rendere il mondo accessibile sotto gli auspici del progresso economico e tecnico, riconoscibile e governabile scientificamente così come amministrabile dal punto di vista politico e amministrativo, ha un altro lato della medaglia, che può essere identificato direttamente con l’angoscia moderna più profonda.  Questa paura consiste nella percezione che il mondo, che è stato aggredito per così dire dalla scienza, dalla tecnica e dalla politica, sembra sottrarsi sistematicamente alla nostra comprensione; essa consiste nella percezione che, ad ogni aumento del raggio d’azione, l’orizzonte del non raggiungibile e del non accessibile continui ad aumentare e che allo stesso tempo il mondo messoci a disposizione si rifiuta, per così dire, di rispondere diventando muto. Hans Blumenberg ha cercato di esprimerlo con la metafora dell’illeggibilità del mondo, che diventa patologica per l’uomo moderno, poiché il mondo sembra sfuggirgli continuamente e gli nega la  possibilità  di  farne  una  viva  esperienza. La Resonanztheorie di Rosa in modo analogo ad altri luoghi della teoria critica – il carisma rispetto alla “gabbia d’acciaio” in Max Weber, l’idea di un rapporto mimetico con il mondo contro il monismo della ragione strumentale in Adorno, il concetto ambiguo di aura in Benjamin, la liberazione erotico-orfica in Marcuse – mette in campo momenti ed elementi di una modalità alternativa di relazione col mondo. La musica ed in modo grandioso l’Heavy Metal per gli appassionati e i fans rappresenta una modalità di abbracciare il mondo e di essere abbracciati dal mondo.  

Massimo Fiorio

Bibliografia

Adorno T.W. Ästhetische Theorie, Suhrkamp, Frankfurt am Main 1970; trad. it. di E. de Angelis Teoria Estetica, Einaudi, Torino 1975.

Blumenberg, H., Die Lesbarkeit der Welt, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1979 trad.it La leggibilità del mondo Il Mulino, 1981

Hartmut Rosa Resonanz. Eine Soziologie der Weltbeziehung  Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 2019

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