'

Philosophy Kitchen Backup

«“L’uomo è nato libero ed ovunque è in catene” (Rousseau J.J. 2010, p.5). Se l’animale è ancora in catene, è perché continua a essere, intimamente, Libero» (Piazzesi 2023 p.8). Questa frase risuona con tutta la sua potenza nell’introduzione del testo di Benedetta Piazzesi Del governo degli animali. Allevamento e biopolitica edito da Quodlibet nel 2023. Piazzesi è ricercatrice filosofa che, situandosi nei Critical Animal Studies, si interessa in particolare alla congiunzione tra teorie filosofiche, epistemologiche, culturali e tecniche-politiche di governo moderno che performano il corpo animale al fine del suo sfruttamento: potremmo dire la sua “mise au travail” con tutto ciò che essa comporta. Del governo degli animali si inserisce in queste riflessioni come quarta opera dell’autrice a cui precedono Così perfetti e utili. Genealogie dello sfruttamento animale (2015), Dalla predazione al dominio. La guerra contro gli animali (con R. Colombo & G. Mormino 2017) e Un incontro mancato. Sul fotoreportage animalista (con il fotografo S. Belacchi 2017).

In questo studio Piazzesi ricostruisce una genealogia dell’intersezione tra produzione di saperi, tecniche di allevamento e/o domesticazione e le strategie di governo sui corpi degli animali prendendo in considerazione il periodo che intercorre tra la metà del XVII fino al XIX secolo in Francia. La scelta di questo periodo non è certa casuale. L’epoca moderna vede infatti la nascita degli Stati e un crescente interesse di questi ultimi alle produzioni teoriche filosofiche e scientifiche per i primi tentativi di programmi centralizzati di governo che, proporrà l’autrice, non investono solo gli umani ma anche gli animali. Inoltre, la modernità è una temporalità storica complessa e in piena trasformazione che spesso viene ridotta ad alcune concezioni che sembrano colorare tutta l’epoca. Tra queste, Piazzesi evidenzia come emerga il presupposto largamente accettato che l'animale è sfruttato in quanto ridotto ontologicamente, epistemologicamente e politicamente a materia non vivente, passiva e inerte facilmente riducibile a oggetto sfruttabile e/o analizzabile. Quello che sembra emergere da una lettura non erronea ma frettolosa del moderno è che in questa epoca si sarebbe prodotto quello che la filosofa definisce un oblio dell’animale dalla sfera politica nella produzione dei saperi e delle teorie. Questo argomento fa riferimento in particolare da un lato alla teorizzazione del sistema cartesiano che ha privato l’animale dello statuto ontologico e teorizzato il modello dell’animale-macchina largamente usato per gli studi di anatomia sviluppatosi nel seicento. Dall’altro, allude alle teorie politiche del contratto sociale e in particolare alla sua declinazione hobbesiana che nella postulazione del contratto vedrebbbe la recisione netta tra l’animale-bestia che continua la guerra di tutti contro tutti nello stato di Natura, e un umano improvvisamente politico che avrebbe lasciato alle spalle i suoi istinti naturali per divenire, finalmente, Uomo.

Analizzando questi discorsi Piazzesi propone al contrario che la preoccupazione della possibilità di governare gli animali non solo non è assente ma altresì è centrale nella costruzione dello stato moderno.

Per dimostrare questa proposta l’autrice ripercorre con un’analisi genealogica i dibattiti tra allevatori e teorici che hanno portato alla produzione sia di saperi teorico-scientifici sviluppatisi sul vivente non umano che di tecniche di assoggettamento animale mostrando l’interesse che questi studi hanno suscitato verso gli apparati di potere.  Poteri e saperi si ripensano e ricompongono negli allevamenti, nella ricerca e nella costruzione degli spazi urbani divenendo quelli che l’autrice, riprendendo Foucault, chiama saperi-poteri.

Piazzesi evidenzia inoltre che nuove scienze del vivente e tecniche di allevamento si sviluppano e ripensano proprio criticando la riduzione cartesiana dell’animale a oggetto passivo. Quest’ultime, infatti, investono in una relazione proficua e produttiva con quella che non uniformemente possiamo definire soggettività animale e che a seconda dei dibattiti, delle discipline, delle tecniche e del periodo, è stata declinata come : morale, istinti, abitudine, carattere, forme di ragione o soggettività tronca, come la definisce Kant per sottolinearne la differenza tra soggettività animale e  soggettività umana segnando quella che viene storicamente definita la differenza antropologica.

Se possiamo dire, quasi come un ritornello seguendo Donna Haraway, che scienze e tecniche non sono mai neutrali, le analisi di Piazzesi evidenziano come le riflessioni intorno alla soggettività animale siano state il fulcro su cui le tecniche di domesticazione e/o di allevamento si sono concentrate per ottimizzare la messa a lavoro produttiva e riproduttiva (quando le due non si accavallano) degli animali tutti, in particolare quelli “da reddito”.

È in questa direzione che la filosofa rilegge in maniera originale la storia dell’allevamento e del governo degli animali attraverso le lenti degli studi di Georges Canguilhem e di Michel Foucault. Del primo riprende l’analisi per cui nella modernità i saperi si riorganizzano intorno alla produzione epistemologica sui viventi tutti, e del secondo invece riprende la chiave di lettura biopolitica che vede nelle politiche di governo un investimento sul corpo biologico e sui suoi comportamenti. Se infatti Foucault scrive in Sorvegliare e punire che:

Questo investimento politico del corpo è legato, secondo relazioni complesse e reciproche, alla sua utilizzazione economica. È in gran parte come forza di produzione che il corpo viene investito da rapporti di potere e di dominio, ma, in cambio, il suo costituirsi come forza di lavoro è possibile solo se esso viene preso in un sistema di assoggettamento (in cui il bisogno è anche lo strumento politico accuratamente preordinato, calcolato e utilizzato): il corpo diviene forza utile solo quando è contemporaneamente corpo produttivo e corpo assoggettato. (Foucault 1923 p. 29),

Piazzesi ci propone che queste pratiche di assoggettamento sul corpo vibrante e desiderante siano elaborate anche in relazione agli animali non umani. Ed è qui che torniamo all’assunto con cui mi sono introdotta che è l’epicentro teorico su cui Piazzesi mi sembra sviluppi tutto il testo. Se la gabbia e la prigione, diremmo con Foucault, sono una tattica politica non di contenimento del corpo asservito e già passivo, ma di quello che non si è ancora riuscito a soggettivare (perché si imprigiona chi ruba e chi si oppone alle forme di potere e non chi passivamente le accetta e asseconda) allora l’animale è ancora in prigione perché attivamente e ostinatamente resistente a un sistema che investe sul suo corpo per metterlo a valore nel migliore dei modi possibili. Tutti i saperi sul vivente tra cui le scienze veterinarie, l’etologia, e le tecniche di domesticazione: «si pongono dunque il problema di come eludere la resistenza animale» (p.11).

La grande ricchezza di questo testo è quello di mostrare e ripercorrere la complessità e la non linearità della costruzione epistemologica moderna e poi contemporanea che ha fatto dell'animale lo sfruttabile, lo schiavizzabile, l’uccidibile e il mangiabile, e il suo indissociabile legame a una messa a valore produttivo-riproduttiva economico-politica.

La cartografia che emerge dalle pagine del testo ci permette di visualizzare, inoltre, i diversi modi in cui il corpo animale è stato domesticato e/o messo a lavoro forzato, se di lavoro si può parlare e qui rimando agli studi di Paul Guillibert (2023) e Lena Balaud e Antoine Chopot (2021). Questa operazione cartografica rende dignità e valore a delle storie diversificate che non toccano nessuna categoria dell’animale in generale (che non esiste) ma che devono essere calate tanto su corpi singolari che in discorsi particolari creati su corpi desideranti, resistenti (o non) per dei fini specifici.

.

Oltre il meccanicismo verso una moralizzazione dell’animale

Le scienze del vivente e le tecniche di allevamento hanno sperimentato secondo Piazzesi tecniche politiche volte a penetrare nei mœurs dell’individuo animale cercando di malleare e poi perfezionare il comportamento dello stesso. Ogni forma di sapere è stata ripensata attraverso tentativi e tensioni che avevano l’obiettivo di esercitare dei poteri su aspetti differenti della vita animale, dove il concetto di vita o di bios si concettualizza continuamente. In questa direzione se la scienza veterinaria o l’etologia mostrano un’attenzione alla relazione reciproca con l’animale, evidenziandone caratteristiche che prima non venivano considerate come le possibilità morali, istintuali e abitudinarie-comportamentali, questi valori acquisti sono stati rilevati per essere resi adattabili alle finalità umane. L’animale che collabora e con cui si instaura una relazione è più produttivo di un animale su cui si esercita una forza fisica. Investire sulla morale è inoltre un programma biopolitico volto a sbarazzarsi della bestialità che segue il processo di civilizzazione moderno e che va al di là del corpo animale non umano. Mettendo in relazione le agende politiche della nascita dello stato francese Piazzesi mette in luce come il programma di domesticazione della bestia è pensato tanto sull’animale che verso il contadino e il povero. Moralizzazione dell’animale e civilizzazione del popolo procedono di pari passo con l'urbanizzazione: l’umano e l’animale devono essere resi civili per entrare in città; questa è a tutti gli effetti una necessità di socializzazione che deve conformarsi con un una forma di organizzazione economico, politica e sociale urbana. È in questa prospettiva che iniziamo a percepire come le analisi foucaultiane siano estremamente fertili per questa proposta. Il corpo animale è considerato come superficie agente e sui cui agire. Non c’è nessuna appropriazione di corpi inermi, ma la volontà di assoggettare dei corpi capaci di sabotare, scappare, rifiutare il loro lavoro e sfruttamento.

Questo non significa che il paradigma cartesiano dell’animale corpo inerme e appropriabile non abbia avuto alcuna influenza sulla riflessione delle pratiche di governo sugli animali. Piazzesi non sembra avere intenzioni critiche, nel senso tecnico del termine, ma è interessata piuttosto a complicare e aggiungere dei piani alla storia dello sfruttamento animale. La nascita della scienza veterinaria, l’etologia e le altre le scienze del vivente non smantellano il paradigma meccanicista ma mettono in luce invece le differenti intenzioni delle strategie di potere di investimento sul corpo degli animali (che si moltiplicano e non si riducono l’un l’altra).

Ogni tentativo segue orientamenti epistemo-politici che vengono adottati da allevatori e/o dalle agende degli stati a seconda delle forme di produzione in cui si vuole investire e/o a seconda della “destinazione d’uso” verso cui si pensano gli animali. Riflettendo sulla categoria del nonumano in senso largo è importante riflettere su come le forme di sapere-potere producano e strutturino le differenze tra i corpi degli oppressi proiettandosi verso una forma di messa a valore piuttosto che un’altra. Piazzesi in questa direzione prosegue le riflessioni femministe sulla differenza biologica del lavoro, mostrando come queste proseguano sul corpo animale anche in una chiave specie-specista.

È altresì importante però sottolineare, come d’altronde l’autrice ripropone con attenzione, che un modo di pensare-praticare il governo non è mai assoluto e compatto, e che ogni specifica nuova forma di sapere-potere non ne spazza via un’altra con un movimento di rimozione.
L’investimento biopolitico del potere sul corpo non esclude la tecnica politica della privazione e dell’appropriazione della forza lavoro o forza vita dell’animale. È interessante in questa direzione fare un parallelo con Exploiter les Vivants di Paul Guillibert. Provando a ridefinire obiettivi, strategie e tecniche di governo di messa a lavoro dei nonumani Guillibert propone la differenza tra appropriazione gratuita del vivente e sfruttamento dell’animale da reddito di cui viene capitalizzato sia il lavoro produttivo che quello riproduttivo. Piazzesi e Guillibert ci invitano a problematizzare e a stratificare lo statuto dello sfruttamento animale e/o dell’appropriazione gratuita del vivente evidenziando come i bordi del lavoro produttivo e riproduttivo implicano strategie e tecniche di controllo specifiche e speciste specializzate e differenziate.  Guilbert, ad esempio, ipotizza che la logica dell’appropriazione operata verso corpi ridotti a “non viventi” o oggetti passivi, continui ad essere il fulcro teorico nella pratica violenta dell’estrattivismo. Potremmo dire in questo senso che l’estrattivismo ricade ancora su un’immagine di mondo prettamente cartesiana. Appropriazione e sfruttamento dunque non si sostituiscono nettamente ma vengono utilizzati per praticare forme differenti di violenza.

.

Dalla malleabilità dei mœurs alla zootecnica

Continuando a complicare una storia non lineare dell’intersezione tra teorie e tecniche sperimentate sui corpi animali, Piazzesi evidenzia come il meccanicismo ritorni centrale ma sotto altre forme nel passaggio dalle pratiche di governo tra la prima metà e la seconda metà del XVII, ovvero con la zootecnica. A differenza della domesticazione, la zootecnica opera una logica di messa a valore talmente massiva che la ricerca della relazionalità con l’animale si perde. Questa nuova disciplina, nata intorno 1854 dalle esigenze della seconda rivoluzione industriale, si allontana dal registro discorsivo delle scienze del vivente come la scienza veterinaria, che infatti manifesta le sue reticenze verso quest’ultima, per avvicinarsi invece al dominio dell’ingegneria. Gli sforzi degli studiosi non si concentrano più sul progetto di civilizzazione massiva dell’animale che si traduce in colonizzazione verso l’esterno (programma dell’acclimatamento degli animali esotici in spazi europei come i giardini di cui l’autrice ripercorre la storia nel testo), e domesticazione verso l’interno con la rimozione della bestialità per l’inserimento dell’animale in città. L’animale nel progetto zootecnico torna ad essere l’animale-macchina. Questa macchina, però, non assume il modello anatomico in cui il corpo animale viene frammentato al fine di un accaparramento di tutti i suoi segreti - per parafrasare una nota frase della teorica ecofemminista Carolyn Merchant (1988) - ma deve essere considerato piuttosto all’interno del paradigma della macchina a vapore. L’animale-macchina diviene lo strumento per accumulare valore, macchina tra le altre, che produce e brucia energia (il pasto) per produrre un certo tipo di prodotto. Anche in questo caso, è necessario tenere a mente che la zootecnica non elimina le altre forme di governo come la domesticazione, ma anzi le complica.

Al di là di una impressionante ricostruzione storica di documenti, di ricerche e di restituzione di dibattiti preziosi, Piazzesi continua a tessere le fila di un’immagine che fa da sfondo a ogni capitolo: se tanti sono stati i dibattiti, se tanto è stato il tempo investito a riflettere sul modo migliore di sottomettere l’animale, non è solo perché il lavoro o la schiavitù di questo sono il sostrato di accumulazione di valore senza cui il capitalismo non può funzionare, ma anche e soprattutto perché gli animali continuano a opporsi a questa violenza sistematica.

 
Della resistenza animale e di nuove alleanze multispecie per una liberazione dei viventi tutti

Mettere in primo piano la resistenza animale non ci è utile solo ricostruire l’investimento delle tecniche biopolitiche di governo sui loro corpi. Mettere in primo piano la resistenza degli animali significa anche ripensare la lotta per la liberazione dei viventi nonumani ponendo come centrale la loro soggettività come espressione singolare. In questa direzione gli umani che si vogliono investire nel processo di emancipazione e liberazione animale devono tenere conto del punto di vista di questi ultimi in quanto oppressi e schiavi imparando a riconoscerli come protagonisti della propria lotta. In questa prospettiva Piazzesi ci offre la possibilità di riflettere e ripensare la postura umana nella lotta animale. Parlare ed agire con gli animali e non per gli animali, ascoltando le esigenze e le resistenze che i soggetti oppressi esprimono e impongono, potrebbe significare imparare ad accogliere quelle che Isabelle Stengers definisce le esigenze e gli obblighi (2005) che il non umano esprime. Imparare a recepire queste richieste ci chiama ad una sperimentazione attiva in cui tutto il corpo è implicato e che ci obbliga a riflettere a come indirizzare al non umano quelle che Vinciane Despret chiama le “giuste domande” (2018), sempre diverse a seconda della singolarità che ci troviamo davanti. Rendersi abili a sentire, imparare a guardare con un paradigma della vista differente da quello anatomico che Piazzesi definisce delle «mani oculari» (p.113) pronte alla dissezione, può significare non solo entrare in relazione con dei corpi che manifestano la propria rabbia di fronte a schiavitù e sfruttamento, ma anche essere pronte a modificare le nostre pratiche a seconda di ciò che gli animali possono chiederci per divenire alleate della loro liberazione. L’analisi storico-genealogica di Piazzesi è di fondamentale importanza perché può divenire uno strumento pratico e concettuale da far dialogare con nuove proposte teoriche. Penso a Léna Balaud e Antoine Chopot, che nel testo Nous ne sommes pas Seule aprono alla prospettiva di alleanze sempre nuove e multispecie per una lotta eco-politica non antropocentricamente centrata. Penso all’analisi e la proposta di Paul Guillibert in Exploiter les vivants, che sottolinea come il sistema economico e neoliberale che ci sta portando al collasso sia fondato sull’estrattivismo e lo sfruttamento dei viventi (che Piazzesi definisce cumulazione dei viventi) prima ancora che dei corpi umani. In questa direzione, per lottare in una prospettiva di ecologia politica e di liberazione, bisogna tenere bene in mente che il vivente, gli ambienti e gli animali sono il sostrato materiale attraverso cui il capitalismo neoliberale accumula gran parte del plusvalore di cui si serve. Un’accumulazione che non è originaria ma che anzi viene riprodotta continuamente attraverso lo sfruttamento del lavoro animale riproduttivo e produttivo, l’appropriazione gratuita della sua forza, e l’estrazione del vivente che sono anche tutti gli ambienti e le relazioni ecologiche che si sviluppano sugli stessi (Moore 2014), producendo un valore che non può più essere messo a valore.

Liberi tutti deve tenere insieme tutte le soggettività oppresse e soggettivate che continuano a resistere. Se ancora esistono le gabbie è perché gli animali continuano ostinatamente a fuggirle.

Valeria Cirillo


Riferimenti bibliografici
Balaud, L. & Chopot, A. (2021), Nous ne sommes pas seuls. Politique des soulèvements terrestres, Parigi : Éditions Seuil.

Guillibert, P. (2023), Exploiter les vivants. Une écologie politique du travail, Parigi :  Éditions Amsterdam.

Foucault, M. (1993), Sorvegliare e punire, tr.it. di Trachetti, A., Torino : Giulio Einaudi editore.

Despret, V. (2018), Che cosa rispondono gli animali... se facciamo le domande giuste? Milano: Sonda.

Merchant, C. (1988), La Morte della Natura. Donne, Ecologia e Rivoluzione Scientifica, Milano: Garzanti.

Moore, J. (2014). Wasting away: Value, waste, and appropriation in the capitalist world-ecology. World-Ecological Imaginations: Power and Production in the Web of Life, 1.

Piazzesi, B. (2023), Del governo degli animali. Allevamento e biopolitica, Macerata: Quodlibet nel 2023

Piazzesi, B. (2015), Così perfetti e utili. Genealogie dello sfruttamento animale, Milano: Mimesis.

Piazzesi, B., Colombo, R. & Mormorino G.  (2017), Predazione al dominio. La guerra contro gli animali, Milano: Raffaello Cortina editore.

Piazzesi, B. & S. Belacchi (2017), Un incontro mancato. Sul fotoreportage animalista, Milano: Mimesis.

Rousseau, J.J. (2010) [1962], Il concetto sociale, Roma-Bari: Laterza.

Stengers, I.  (2005). Cosmopolitiche, Roma: Luca Sossella editore.

decreased libido cartoon food that increase erectile strength low libido and psychological stress can a change in diet cause erectile dysfunction 25k strength male enhancement pills what stds cause erectile dysfunction size genix pills sex with erectile dysfunction catholic effectiveness of penis pumps magnum size male enhancement libido enhancement masturbating in secret does viibryd boost libido citicoline libido toys for erectile dysfunction lgbt sexual health questions sexual minority mental health specialist man with boner male pro t enhancement rvxadryl ranitidine false positive rush male enhancement instructions erectile dysfunction logos male enhancement sample low testosterone impotence stop grow for men car from sex drive sex drive amish holiday simple trick ends erectile dysfunction low testosterone treatment pills do enhancement pills work instead of testosterone shot are there pills boosts definition chaste tree berry libido african jungle male enhancement private sexual health clinic cardiff review zebra male enhancement sexual stamina pills at gnc amazon caffeine pills best male penis enlargement pills 2019 cvs pharmacy penis enlargement trimix injection results dizzy in spanish erectile dysfunction urologists silicone penis enlargement before and after erectile dysfunction and trumpcare google alpha testosterone booster im not gay i just have erectile dysfunction vitamins to increase semen worldwide rate of sexual violence word health organization adult novelties sex pills viagra que contiene extenze safety viagra commercial camaro youtube best multivitamin for male bodybuilders test 400 side effects how to make a bigger dick where to buy testo fuel alprazolams effect on sex drive testosterone booster groin pain first time sex how to best weight loss medication prescription all diet pills fast fat burning medicine weight loss pills tria spa amazing diet pills that work diet pills causing hair loss ace diet pills samples does keto diet make you have more energy reddit detoxing diet pills biotrust 4 foods to never eat safest diet pills 2016 keto diet foods yogurt diet control pills at dollar tree strongest supplements weight loss programs for women near me good eating diets to lose weight what is a good metabolism booster pill is v8 allowed on keto diet recommended appetite suppressant what is a substitute for cornstarch in a keto diet how to lose weight in 1 month fast cowboy beans keto diet how to lose weight working at a fast food restaurant keto diet affects on arthritis best meals for weight loss do niacin pills help you lose weight how to lose back weight capsula diet pills hot to lose weight best vitamins for keto diet how to become thin in 2 days on the keto diet can you eat most vegetables body fat reduction plan weight loss and muscle pills that boost libido and muscle growth fast keto diet duration lose 15 pounds in 2 months p3 nacks on keto diet diet pills kentucky what kind of supplements should i take on keto diet nature best garcinia cambogia aspartame for keto diet bodybuilder that eats keto diet heart patients thriving on keto diet dairy free keto diet plan why isn t the keto diet working for me how many carbs in a day on a keto diet keto diet carbs workout weight loss medication recall death is the keto diet healthy sausage eggs bacon podcast on keto diet can i eat dark chocolate on the keto diet what can i eat sweet on keto diet keto nutritionist near me acetyl l carnitine and alpha lipoic acid, keto diet atkins weight loss blog weight loss systems for women good fat sources for keto best foods to eat to lose belly fat weight loss pills working