Il numero che qui si presenta cerca di affrontare in un’ottica eminentemente interdisciplinare l’articolata concettualità che il mondo del diritto manifesta e offre al pensiero filosofico. I contributi che lo compongono hanno il merito di proporre una riflessione ragionata e sfaccettata, critica e trans-istorica, sulle molteplici morfologie che la legge sembra assumere tanto nella sua evoluzione storica, quanto nella concreta condizione contemporanea.
Il più grande obiettivo che ha guidato l’impostazione di questo fascicolo risiede nel tentativo di pensare quelle pratiche affabulatorie – e allo stesso intrinsecamente violente – che circoscrivono l’azione della legge. Il diritto ha da sempre svolto un ruolo primario nella “naturalizzazione” dei poteri di dominio dell’uomo sui propri simili, e dell’uomo sulla natura. La sovranità della legge – il suo ergersi magnificamente al di sopra del foro interiore dell’individuo – è null’altro che la forma formante, il risultato atteso, di un gesto violento e inaspettato, ma così naturale da informare la stessa costituzione dei corpi politici, e la loro esistenza attuale.
Il percorso genealogico che accompagna l’emergere della legge è il medesimo che ha seguito questo numero: un percorso di scoperte e di invenzioni, di teorie filosofiche, ma anche di cambiamenti repentini, di fratture, e di scosse politiche. La legge è il luogo della forza e della cogenza, si ripete, ma forse anche dell’aporia. In questo “confine sconfinato”, si apre la necessità di una nuova interrogazione sul diritto che si focalizzi su ciò che esso ha da sempre detto e, forse, sempre potrà dire all’agire dell’uomo, alla sua dinamica esistenziale e al suo orizzonte politico.
I contributi ospitati in questo numero aprono uno spazio di interrogazione critica sulla tradizione e sulle categorie del diritto, insieme a un tentativo di pensare diversamente il ruolo che esso può assumere nel contesto globale. Le sezioni che lo compongono istituiscono ciascuna un varco diretto verso quell’ambiguità sovrana che ancora rende affascinante e arcano lo studio del diritto.