“Tuuuuuu-tuh-tuh” è il rumore fastidioso e frequente di una stazione deserta nella periferia torinese. È il rumore fastidioso che si è sostituito al fischio dei treni. Esso proviene, invece, dai moderni altoparlanti, di quelli che danno le informazioni sulle partenze e gli arrivi. Questo suono, ripetendosi alla frequenza esatta di tre minuti e con un timbro studiato da un équipe skinneriana – molto simile allo schiocco che produce un cavo audio quando viene tranciato – impedisce a chiunque di riposarsi.
Nelle stazioni delle città, da che esistono, hanno dormito viaggiatori in attesa di una nuova direzione, ma soprattutto coloro che ogni notte ci hanno trovato un tetto e un riparo. Ma le stazioni non sono più quelle tettoie liberty che all’inizio del Novecento accoglievano statiche arrivi, partenze, o chi – con l’occhio dello theorein che ha alimentato il positivismo tecnologico – guardava meravigliato i mostri fumanti allontanarsi dalla metropoli.
L'arrivo del treno alla stazione di La Ciotat, 1895, Auguste e Louis Lumière
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