Abbandonando il parcheggio antistante la stazione e inoltrandoci lungo via Fossata, una strada secondaria che lambisce Parco Sempione, il nostro sguardo è subito attratto dalle recinzioni in lamiera che lo costeggiano. Sono alte e pitturate di verde come se si volesse mimetizzarle col prato allo scopo di tenere lontano gli sguardi indiscreti. L'effetto che in realtà suscitano in noi è quello contrario, cioè di accrescere la curiosità verso ciò che le recinzioni vorrebbero nascondere. Arrampicandoci su di esse possiamo scorgere un deserto popolato di polvere e ruspe, dove qualche sparuto operaio appare come una piccola formica all’orizzonte; nel mezzo di una pozzanghera si specchia qualche nube trasportata dal vento veloce. Una desolazione, questa, che scaturisce proprio dalla forza centrifuga emanata dalla stazione, suo epicentro.
«La passeggiata dello schizofrenico: un modello migliore di quella del nevrotico sul divano. Un po' d'aria aperta, una relazione con l'esterno»
Così scrivevano Deleuze e Guattari nell'Anti-Edipo; questa citazione esprime non solo un'ironica, quanto spiazzante denuncia delle normatività e delle costrizioni dell'analisi freudiana ma anche una valida alternativa alla filosofia da scrittoio.
Da questo spunto nasce la volontà di scrivere una rubrica di Passeggiate urbane che si ricollega a un'eredità antica quanto la filosofia, se con questa intendiamo la tradizione socratica e cinica. Anche se da essa, per questioni probabilmente dettate dal passaggio alla modernità, se ne distacca in quanto alla conversazione preferisce la narrazione e l'indagine emotiva.